venerdì 20 marzo 2015

La BCE a trazione tedesca le spara grosse

Il Bollettino n. 2 della BCE[1] è la dimostrazione plastica, in primo luogo, del capovolgimento del rapporto gerarchico tra l’Autorità politica, nel caso di specie la Commissione Europea (finora, con la Commissione Barroso,[2] è stato un gioco delle parti con un unico obiettivo: la cosiddetta austerità espansiva; ora, col presidente Juncker, pare delinearsi una certa divergenza [3]) e gli Stati nazionali, e la Banca centrale, nel caso di specie la BCE, la quale pretende per sé l’indipendenza dagli Stati ma troppo spesso assume un ruolo politico e d’ingerenza.

E, in secondo luogo, della arroganza della medesima BCE, la quale, da una parte, continua - impunemente - a nascondere che ha un mandato duale (non solo la stabilità dei prezzi, ma anche la crescita economica e la piena occupazione)[4]; da un’altra, si autoincensa più volte, attribuendo al quantitative easing,[5] denominato Programma di acquisto di attività (PAA), non soltanto effetti sui tassi d’interesse e sul tasso di cambio dell’Euro, ma anche, in futuro, sull’inflazione [pag. 29] e sulla crescita del Pil; da un’altra ancora, si autoassolve da ogni colpa nel non aver prevenuto la deflazione e nel mancare per ben 3 anni l’obiettivo statutario del (quasi) 2% del tasso d’inflazione, facendo così “salire il tasso di interesse reale” [pag. 65], che avvantaggia i Paesi creditori (Germania e satelliti) e svantaggia i Paesi debitori (Piigs).

Quel che ne emerge chiaramente è che la BCE, forse per farsi perdonare il PAA (che peraltro premia la Germania, che ne usufruirà per il 25% del totale), è sempre più a trazione tedesca e sposa in pieno la linea della Germania, sia nel sollecitare l’adozione delle riforme strutturali – beni e servizi e lavoro - [pagg. 63-77], delle quali valuta l’effetto sulla crescita del Pil nel lungo periodo addirittura in un +11%, sia nel contrapporre il gruppo dei Paesi virtuosi che le hanno già adottate a quelli reprobi che non l’hanno ancora fatto e “bastonandoli” nominativamente, sia nell’omettere, invece, la citazione esplicita della violazione del surplus commerciale eccessivo della Germania[6] a forte impatto negativo sull’Eurozona (e sul resto del mondo) limitandosi ad affermare genericamente che “la Commissione ha deciso di intensificare la procedura per Germania (dal livello 2 al livello 3)” [pag. 53], sia, contraddicendo sé stessa, nel non analizzare la questione del deficit strutturale[7] per i Paesi dell’Eurozona (in particolare l’Italia, che secondo alcuni analisti avrebbe già conseguito il pareggio strutturale di bilancio) ma soltanto per spiegare la dinamica dell’inflazione negli USA [pag. 40], sia nell’omettere che la piccolissima flessibilità concessa dalla Commissione all’Italia riguarda un deficit strutturale appunto (ad avviso anche della BCE) tecnicamente opinabile, sia nell’attribuire alla riforma del lavoro (deflazione dei salari e flessibilità del lavoro) e non al deficit superiore al 3% il merito dell’aumento del Pil di alcuni Paesi (Spagna e Francia), sia, infine, nel criticare l’inerzia della Commissione nell’applicazione delle sanzioni.

[1] BANCA CENTRALE EUROPEA - Bollettino Economico - Numero 2/2015

[2] Lettera a José-Manuel Barroso

[3] Note sul potere in UE, scontro Juncker-Merkel
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2828867.html

[4] Allegato alla Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto

[5] Quantitative easing e uscita dalla crisi economica

[6] Dialogo sul surplus commerciale eccessivo e il taglio dei salari
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2828411.html

[7] Dialogo sulla lettera di Padoan all’UE, la sostenibilità del debito pubblico e la formula del deficit strutturale


Appendice

Traggo dal Bollettino della BCE alcuni passi significativi:
Al fine di perseguire il mandato della BCE di mantenimento della stabilità dei prezzi” [pag. 5].
“In particolare, alcuni paesi dell’area dell’euro dovranno adottare misure aggiuntive sul piano strutturale per assicurare la conformità al Patto di stabilità e crescita (PSC). Nella sua comunicazione di novembre 2014, la Commissione europea ha stabilito che i progetti di documenti programmatici di bilancio di sette paesi ponevano un rischio di non conformità al PSC. Per Belgio, Francia e Italia la Commissione ha pubblicato il 27 febbraio valutazioni successive dettagliate riguardanti l’attuazione del PSC (per un’analisi, cfr. il riquadro 7)”. [pag. 37]
Concentrandosi sui paesi dell’area dell’euro, la Commissione osserva che nessuno di essi ha pienamente applicato alcuna delle raccomandazioni del 2014. Mentre in alcuni paesi lo sforzo riformatore è stato intensificato, nella maggioranza dei paesi i progressi sono stati piuttosto limitati (cfr. tavola B) e non commisurati alle vulnerabilità residue. In particolare, tra i paesi da cui ci si aspettava un’“azione politica risoluta” durante la PSM del 2014 (ossia i paesi nelle categorie 4 e 5 della tavola A), Spagna, Irlanda e Italia hanno compiuto “pochi” progressi e Francia progressi “limitati” su gran parte delle raccomandazioni specifiche per paese. Questa valutazione appare in contrasto con il (reiterato) appello a un’“azione politica risoluta” lanciato dalla Commissione e segnala una certa debolezza del braccio preventivo della PSM. Vista la necessità di ridurre le vulnerabilità e dare impulso a una crescita sostenibile nei paesi sopra citati e nel resto dell’area, i progressi insufficienti sinora riscontrati sollecitano una notevole intensificazione dell’intervento di riforma”. [pag. 54]
È importante ricorrere in modo completo ed efficace agli strumenti della PSM, comprese le misure del suo meccanismo correttivo, al fine di ridurre i rischi potenziali per il regolare funzionamento dell’UEM”. [pag. 55]
Per quanto riguarda i paesi sottoposti al meccanismo preventivo, il miglioramento di 0,2 punti percentuali del saldo strutturale che è previsto per l’Italia nel 2015 rimane inferiore allo 0,4 per cento del PIL che era stato raccomandato dall’Eurogruppo e riflette una riduzione degli oneri per interessi. Di contro, lo sforzo strutturale del Belgio dovrebbe aumentare di 0,2 punti percentuali, stando agli impegni presi con l’Eurogruppo. Sia per l’Italia che per il Belgio continua ad esservi un notevole scostamento dallo sforzo strutturale richiesto nell’ambito della regola del debito”. [pag. 60]
Il 27 febbraio la Commissione ha pubblicato i risultati della sua valutazione in merito all’attuazione del PSC in Belgio, Francia e Italia. Nei rapporti preparati nell’ambito dell’articolo 126(3) del TFUE, la Commissione ha esaminato la violazione del criterio del disavanzo in Belgio e la violazione del criterio del debito in Belgio e in Italia. La Commissione ha deciso di non aprire una PDE per questi paesi sulla base di una serie di fattori attenuanti: per quanto riguarda Belgio e Italia (i) il rispetto da parte di entrambi i paesi dei requisiti di sforzo strutturale nell’ambito del meccanismo preventivo del PSC (che nel caso dell’Italia sono stati ridotti in seguito alla comunicazione della Commissione sulla flessibilità nell’ambito del PSC); (ii) le condizioni economiche sfavorevoli (ossia la debole crescita e la bassa inflazione), che rendono il rispetto della regola del debito più difficile; e (iii) l’attuazione attesa degli ambiziosi piani di riforma strutturale di sostegno alla crescita presentati dalle autorità. Queste valutazioni non hanno tuttavia tenuto conto, quale fattore aggravante, dell’insufficiente risanamento dei conti pubblici nel periodo 2014-15 rispetto alle raccomandazioni del Consiglio del giugno 2014”. [pag. 61]

Nel caso della Francia, la Commissione ha dovuto valutare se fossero stati intrapresi interventi efficaci in risposta alla raccomandazione del Consiglio di correggere il disavanzo eccessivo entro il 2015. Tali interventi, unitamente agli eventi macroeconomici avversi inattesi con significative conseguenze sfavorevoli per le finanze pubbliche, consentirebbero di norma un’estensione di un anno del termine per la correzione del disavanzo eccessivo. Per contro, se si stima che un paese dell’area dell’euro non abbia intrapreso azioni efficaci, la PDE prevede un rafforzamento della procedura con l’invio di un’intimazione al paese in questione4) e l’applicazione di sanzioni finanziarie sotto forma di una multa pari allo 0,2 per cento del PIL. La Commissione può, in caso di circostanze economiche eccezionali oppure dietro richiesta motivata dello Stato membro interessato, raccomandare che il Consiglio riduca l’ammontare della multa o la annulli. Considerando il periodo 2013-145), la Commissione ha rilevato che “i dati disponibili non consentono di concludere che non siano state intraprese azioni efficaci” e ha proposto di estendere il termine per la correzione del disavanzo eccessivo di due anni (ossia fino al 2017). Il Consiglio ha seguito questa raccomandazione il 10 marzo. Il percorso di aggiustamento raccomandato prevede sforzi maggiori nella fase finale, richiedendo alla Francia di effettuare una correzione strutturale crescente nel periodo della PDE: 0,5 per cento del PIL nel 2015 (ossia il livello minimo nell’ambito del meccanismo correttivo e quindi meno dello 0,8 per cento del PIL richiesto finora), 0,8 per cento del PIL nel 2016 e 0,9 per cento nel 2017. Sulla base delle attuali procedure per i disavanzi eccessivi, nel 2017 la Francia sarebbe l’unico paese dell’area dell’euro soggetto a una PDE. Infine, nonostante il rischio di mancato rispetto dei termini raccomandati dal Consiglio per la correzione dei deficit eccessivi di Spagna e Portogallo, la Commissione non ha inviato un avvertimento preventivo a tali paesi sotto forma di una raccomandazione autonoma, a differenza di quanto fatto lo scorso anno, quando erano state inviate raccomandazioni a Francia e Slovenia in situazioni simili”. [pag. 61].


Post e articolo collegati:

BCE, il re è nudo (dialogo con Carlo Clericetti) http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2821145.html

Mario Draghi confessa che la BCE vìola il suo statuto
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2831066.html

Il fallimento delle politiche di austerity europee nel contesto della secular stagnation
Vladimiro Giacché

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