lunedì 9 gennaio 2017

Luigi de Magistris vs Roberto Saviano



Tomaso Montanari  -  6 GEN 2017
Dire la verità su Napoli: Saviano e il potere

Il mio Sindaco de Magistris è permalosissimo. E' un vero meridionale, in questo. La permalosità eccessiva è sempre indizio, insieme, di coda di paglia e di complesso di inferiorità. E’ un dato cultural-antropologico, perciò profondo, che accomuna la stragrande maggioranza dei Napoletani (e non solo), senza distinzione di classi, e che provoca una reazione istintiva, un riflesso condizionato, che favorisce la conservazione e perpetua lo status quo.
Napoli è una città difficile da amministrare. A mio avviso, i Napoletani somigliano ai Russi, hanno bisogno della sferza, pena l'anarchia, e sentono il "polso" di chi comanda. Dovendo vivere da secoli in un contesto senza regole, la loro qualità più peculiare – e più necessaria per chi vive a Napoli - è la tolleranza, che – anch’essa – trascende i ceti sociali. 
A Napoli, i miglioramenti esteriori della città ci sono fin dal tempo di Bassolino, l'inizio fu il G7 organizzato a Napoli nel 1994, per volontà di Ciampi.
La prima sindacatura di Bassolino fu severamente "paterna", rammento - dopo che fu ristrutturata e recintata - la gestione della Villa comunale, diventò un esempio di ordine ed efficienza amministrativa teutonica, incredibile a Napoli: dopo un po’ di tempo, bastò il semplice suono del fischietto in dotazione ai vari guardiani che giravano in bicicletta per tenere alla larga i malintenzionati e gli indisciplinati; la seconda sindacatura fu "maternamente" lassista, e i Napoletani, dipendenti pubblici in primis, se ne accorsero subito e ne approfittarono. La gestione della spazzatura diede il colpo di grazia.
Poi arrivò l'onesta e molto materna Iervolino e fu un disastro.
Il Sindaco de Magistris, che beneficia di quanto fatto in precedenza, è severamente "paterno" con i poteri forti, molto "materno", invece, con i Napoletani, e i loro difetti, anche degli addetti pubblici; surreale la sua polemica, sfociata in una querela, con Giletti sul degrado della zona attorno a Piazza Garibaldi; la gestione della Villa comunale, ormai quasi abbandonata al degrado, è forse l'emblema in negativo dell'Amministrazione. Forse mancano i soldi; i quali per fortuna sono stati trovati nell'indubbio miglioramento della gestione del ciclo dei rifiuti urbani, con l'incremento della raccolta differenziata, che funziona abbastanza nonostante la scarsa collaborazione dei soliti furbi e indisciplinati.
Napoli, tutto sommato, è una città sicura, a meno che non si resti vittima di quel numero limitato giornaliero di scippi e borseggi (pericolose alcune linee di bus), che avvengono in tutte le città. Ma basta stare un po' attenti, evitare di indossare articoli preziosi, guardarsi ogni tanto di lato o alle spalle e non disprezzare quel pizzico di adrenalina che la sensazione di pericolo - più percepito che reale - può dare.

Ma, purtroppo, assieme al volto un po’ oleografico della Napoli generosa ed accogliente, coesiste una Napoli poco solidale e talvolta feroce. A me sono capitati alcuni tentativi di borseggio passeggiando in pieno giorno nei mercatini intorno a Piazza Garibaldi o alla Pignasecca, mai una volta che qualcuno dei commercianti presenti davanti ai loro negozi mi abbia avvertito. O la scarsa propensione a dare la precedenza alle ambulanze, che per fortuna negli ultimi anni sta lentamente migliorando. 
E perfino poco distante dal Municipio pare succedano cose incredibili. Mi è stato confidato recentemente che in un palazzo in pieno centro della città (quartiere popolare-misto) abita e opera da 4 anni, nel proprio appartamento, un’intera famiglia di spacciatori, con un traffico continuo di “clienti” che comincia la sera e va avanti per tutta la notte, per tutte le notti, per 365 giorni all'anno, con tutti gli inconvenienti del caso. Tutti lo sanno, pare anche la Polizia (?!), ma la cosa va avanti “normalmente”, senza che nessuno intervenga, bloccati dalla citata tolleranza, che trattandosi di un reato diventa omertà. Casi analoghi pare siano presenti in vari quartieri, e non mi riferisco a Scampia.
Ma questo forse succede in tutte le città, anche se nelle altre, a differenza di Napoli che è un unicum da questo punto di vista, i centri hanno subito la gentrificazione  ed espulso i non ricchi, ed è più materia di Pubblica Sicurezza che di Amministrazione comunale.


Citazione: “Per Bassolino e De Luca dopo un primo mandato di rinascita e grandi cambiamenti/miglioramenti, questa svolta personalistica e di potere (altro che patriarcale/matriarcale caro vmvinceskij)”.

Noi “siamo” la nostra psiche, che è frutto dei geni e soprattutto dell’educazione ( =interazione con l’ambiente: familiare, scolastico, sociale). Per Bassolino (e De Luca), l’ambizione e la “svolta personalistica e di potere” del secondo mandato non esclude affatto – ovviamente - la dimensione psicologica, anzi.
Parlando in generale, da semplice elettore (di sinistra), che giudica quindi soprattutto per sensazioni la qualità e l’efficacia delle amministrazioni pubbliche locali e nazionale (per il Governo, mi baso soprattutto sui numeri), io utilizzo la chiave interpretativa psico-politica per valutare i politici e le amministrazioni pubbliche.
Tradizionalmente, il padre rappresenta l’autorità (anche come tramite della legge esterna), la madre l’affettività (da ciò che scrivi, ipotizzo tu abbia qualche problema soggettivo a riconoscere questa funzione al padre).
Per quanto riguarda in particolare l’amministrazione napoletana, io definisco, perciò, “paterna” (cioè severa in misura adeguata: la severità congrua si propaga positivamente per li rami, con effetti benefici sia sulla burocrazia sia sulla cittadinanza), l’amministrazione Bassolino del primo mandato da sindaco; “materna”, quella del Bassolino successivo e quella della Iervolino (per quest’ultima, vedasi, ad esempio, il caso macroscopico del cambio del comandante della polizia municipale). Io credo fermissimamente che Napoli (e l’Italia) abbia molto bisogno di padri – quasi assenti - e non di mamme - onnipresenti. (“Esiste, nelle estreme e più lucenti terre del Sud, un ministero nascosto per la difesa della natura dalla ragione, un genio materno, d’illimitata potenza, alla cui cura gelosa e perpetua è affidato il sonno in cui dormono quelle popolazioni.” - Anna Maria Ortese, “Il mare non bagna Napoli”).

Ma il discorso è molto più lungo. Per spiegarmi meglio, poiché da profano “studio” da vari anni le cause dell’arretratezza del Sud, che sono in primo luogo culturali (in senso antropologico e non), le ho esplicitate in vari post del mio blog, tra i quali questa lunga lettera all’allora direttore di un importante giornale, nella cui conclusione c’è qualche ulteriore spiegazione (ma non tutte) sul perché ho definito “materna” la seconda sindacatura di Bassolino (ma non fa eccezione da governatore della Campania).



@goikolaketic (7 gennaio 2017 alle 1:46)
Hai dimenticato, appunto, Sant’Antimo, il paese di origine di Luigi Cesaro, alias “Giggino ‘a purpetta”, l’ineffabile politico dall’eloquio forbito in odore di Camorra, già autista di Raffaele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata, ed attuale deputato della Repubblica per Forza Italia, che una maggioranza relativa di Napoletani (di fede e osservanza berlusconiana) elesse nel 2009 presidente della Provincia di Napoli, preferendolo al Prof. Luigi Nicolais, già ministro e successivamente presidente del CNR.


Checché se ne dica, dopo una cura da cavallo decennale, l'obbligo del casco, tranne in alcune zone off-limits (ad esempio, nel dedalo dei vicoli dei Quartier Spagnoli, che per chi non lo sapesse sono in pieno centro (a monte di Via Toledo), o alla Sanità) è abbastanza rispettato.
Invece, i motorini che circolano sui marciapiedi sono una delle piaghe di Napoli. Ecco, a questo riguardo, un esempio di educazione per niente “paterna”.
Napoli – Galleria Umberto: insegna al figlio a guidare lo scooter elettrico
http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/guardate_succede_nella_galleria_umberto_i-2181409.html 


Attilio Bolzoni è un giornalista che si occupa di criminalità organizzata.
Penso che leggere il suo contributo sia utile ala nostra riflessione.
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/01/07/news/titolo_non_esportato_da_hermes_-_id_articolo_5668398-155540210/


@elisfra1971 (8 gennaio 2017 alle 11:28)
Attilio Bolzoni ha ragione, sia su de Magistris, sia su Napoli come città feroce, sia su Napoli mangiatoia per le classi alte e quelle basse, che non può non produrre, da una parte, complicità diffusa, peraltro molto consentanea alla cultura del luogo; dall'altra, attenzione del potere ad evitare la mano pesante sulla classe bassa e criminale, pena la deflagrazione dello status quo.
Come scrivevo nel mio primo commento, le reazioni esagerate sono sempre spia infallibile di coda di paglia. Il sindaco de Magistris, come tutti gli “ottusi” ( = intelligentoni) di estrema sinistra, non ha ancora elaborato completamente il complesso edipico e perde tempo ad “ammazzare” tutti i giorni il proprio padre. Egli per giunta ha la presunzione di declinarlo in modo unidirezionale: si sente libero e in diritto di contestare l'autorità degli altri, in particolare di coloro che lo “controllano”, ma non ammette – per debolezza caratteriale - che altri possano contestare la sua. In più, vista la sua reazione esagerata, è agevole dedurne che egli teme intimamente che le critiche di Saviano alla città di Napoli malata mettano a nudo la sua inadeguatezza come amministratore di una città difficilissima, che egli si illude di nascondere e risolvere diventandone avvocato difensore senza se e senza ma, anche delle cause perse.
Poiché sono in gioco pulsioni profonde dell'animo umano, malamente controllate, io credo sia difficile che il conflitto de-Magistris-Saviano (come quello de Magistris-Napolitano o de Magistris-Renzi) possa trovare una composizione razionale ed utile per il bene di Napoli (e dell’Italia). 


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Uno sguardo al passato: la ristrutturazione della Villa Comunale suscitò molte polemiche, per le aggiunte (in particolare, la recinzione e gli chalet in stile moderno e la pavimentazione) ad un monumento storico. Sarà stato il ’99 o il 2000, colpito dell’efficienza, interrogai uno dei guardiani della Villa sull’organizzazione. Mi disse che erano una settantina di dipendenti comunali tra guardiani e addetti alla manutenzione ordinaria, divisi in turni, diretti da un responsabile; a una mia domanda specifica, mi disse che il direttore era capace e severo.
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